Se per il primo chakra abbiamo parlato di radicamento e stabilità, per il secondo chakra parleremo di sensazioni e bisogni, di emozioni e movimento, di sessualità e piacere. Passiamo, infatti, dall’elemento Terra a quello dell’Acqua. In questo senso il corpo diventa contenitore solido della nostra essenza fluida.
Il secondo chakra, Svadhisthana, dal sanscrito “dolcezza”, si trova nella zona del plesso sacrale (basso ventre) e rappresenta il nostro diritto fondamentale di Sentire. È legato alla relazione che abbiamo con le nostre emozioni, con il piacere, l’intimità, il movimento, il cambiamento e, di conseguenza, al rapporto che abbiamo con il mondo esterno.
COME E QUANDO SI SVILUPPA IL SECONDO CHAKRA?
Il secondo chakra si sviluppa tra il sesto e il ventiquattresimo mese di età. Ed è proprio in questo arco di tempo che impariamo a conoscere le nostre sensazioni e a rapportarci con il mondo esterno. Da neonati viviamo il mondo come qualcosa di totalmente inesplorato, che possiamo scoprire e conoscere solo attraverso i nostri sensi. Nei primi mesi di vita sono i nostri sensi a “dirci” se percepiamo qualcosa piacevolmente o spiacevolmente. Ciò che ci muove, e che non ci muove, è l’ascolto instintuale di queste sensazioni.
Questo è un processo di scoperta spontaneo e non filtrato dalla mente, che in maniera progressiva porta ad allontanarci fisicamente dai nostri genitori per scoprire il mondo circostante. All’inizio avremo paura e torneremo indietro ma, nel ripetersi di questa danza, nell’assecondarla e ascoltarla con dolcezza, acquisiamo il piacere di esplorare il mondo e la capacità di sentirci un’entità separata rispetto ai nostri genitori. Il tatto, la vicinanza, la convalida della nostra esperienza emotiva e il riuscire a esprimere la nostra vitalità, ci donano il piacere di tale scoperta.
Quando la nostra vitalità infantile è incoraggiata e amata, la vita diventa un’esperienza gioiosa. In questo senso, la capacità del nostro ambiente familiare di farci sentire al sicuro diventa essenziale per imparare a rapportarci al meglio con gli altri e con il mondo circostante.
L’ENERGIA OPPOSTA del Secondo Chakra: LA COLPA
L’energia opposta del secondo chakra è la Colpa. Il compito di questo “demone” è irrigidire e bloccare lo scorrere del movimento (che per sua natura dovrebbe essere fluido), privandoci di una o più parti di noi stessi. Può essere utile immaginare il senso di colpa come la Guardia dell’Oscurità, quell’ostacolo da oltrepassare per portare luce nel buio. L’ ”oscurità” rappresenta quegli aspetti della nostra personalità repressi. Anche se proviamo a nasconderla, a noi stessi e agli altri, alla lunga si manifesterà nel corso della vita, anche contro la nostra volontà. E più cercheremo di reprimerla, più sarà distruttiva: recuperarla significa recuperare i nostri bisogni e i nostri desideri, con lo scopo di comunicarli in maniera costruttiva, a noi stessi e agli altri.
Avere un secondo chakra equilibrato implica integrare gli opposti che sono dentro di noi in un’unità indivisibile. Significa, in altre parole, riuscire a cogliere quelle sfumature che vanno oltre la dualità tra bene e male, bianco e nero, giusto e sbagliato, per accettarle.
Una donna, ad esempio, con problemi d’ira distruttiva potrà essere portata a rinnegarla e, di conseguenza, diventarne succube (lei e le persone che le stanno vicino), con sensi di colpa annessi ovviamente. Riuscire ad ascoltare e accettare la propria rabbia significherà imparare a esprimere il suo bisogno profondo di riconoscimento, di ascolto, di vicinanza o magari accettare un dolore che necessita di essere elaborato.
Il “demone” è una sfida che siamo chiamati a oltrepassare. Un senso di colpa sano, infatti, ci consente di esaminare il nostro comportamento prima, durante e dopo le nostre azioni, permettendoci di cogliere dove e come sono i nostri limiti. Solo in questo modo si trasforma da demone a guida.
PERCHè è COSì IMPORTANTE IL RAPPORTO CHE ABBIAMO CON LE NOSTRE SENSAZIONI?
Essere in contatto con le nostre sensazioni (e non l’interpretazione mentale che ne facciamo) implica riconoscere e accettare cosa ci dona gioia e piacere. Questo consente di avvicinarci con più chiarezza a ciò che desideriamo e di cui abbiamo bisogno, per poi muoverci e raggiungerlo (terzo chakra).
L’appagamento del nostro “piacere” è terribilmente messo alla prova nella nostra società: il sentire e le emozioni spesso vengono azzittite o soppresse. Se mi verrà da piangere al cinema eviterò di dare sfogo a quell’emozione, se ci rimarrò male per un atteggiamento di un’amica/o eviterò di condividerlo per vergogna, qualche pensiero o paura mi impedirà di gioire pienamente di un regalo. Così facendo, tale rigidità si materializza nel corpo, diventando anno dopo anno più rigido. E lasciando che la mente prenda il sopravvento su ogni sfaccettatura della nostra vita. “Ciò che diventa rigido, diventa anche fragile e friabile; a causa della sua friabilità un sistema rigido ha bisogno di essere difeso strenuamente e il risultato di quella difesa è uno stato di chiusura”.
COME DIVENTARE MENO RIGIDI?
È il piacere che ci invita a lasciarci andare. È la ricerca e la consapevolezza di ciò che da gioia, di ciò che ci emoziona e che ci riempie positivamente, che fa scorrere l’energia in maniera fluida. Quando finiamo per negare tale dimensione, non ci sentiamo completi e per questo sfoghiamo su altro: sesso, rabbia, droghe, alcool e/o cibo. Cercando di soddisfare con un palliativo bisogni per noi importanti, questi, non verranno mai del tutto soddisfatti. Il punto è che un piacere raggiunto attraverso una dipendenza porta al desiderio di averne ancora, mentre un sano piacere, un sano bisogno, genera soddisfazione.
Quando diventiamo consapevoli dei nostri bisogni, dei nostri desideri profondi, si apre lo spazio per una soddisfazione piena, portandoci a scoprire cos’è davvero l’appagamento autentico (concretizzazione, soddisfazione, felicità). Solo quando siamo in grado di reclamare le nostre necessità ci assumiamo la responsabilità della nostra soddisfazione, o non soddisfazione.
L’IMPORTANZA DEI NOSTRI BISOGNI
Questo discorso vale tanto nel riuscire a riconoscere il proprio bisogno di fare una bella passeggiata immersi nella natura, a quello di sentirsi appagati sessualmente. Ormai ho perso il conto delle volte che ho sentito dire, da donne intelligenti e sensibili, di non aver mai raggiunto un orgasmo (se non, in rari casi, “da sole”). E credo sia terribilmente emblematico della società in cui viviamo e di ciò su cui vorrei portare attenzione e riflessione. Se non siamo noi donne le prime a dedicarci alla ricerca del nostro piacere, come possiamo pretendere che un uomo lo faccia al posto nostro? È come pretendere che qualcuno vada a fare una passeggiata per noi. Siamo noi le prime responsabili, l’agente attivo sine qua non raggiungere ciò di cui davvero abbiamo bisogno, ciò che davvero desideriamo, ciò che davvero ci emoziona. Ciò che davvero ci piace! In tutti i sensi e in ogni sfaccettatura della nostra vita.
Imparare ad ascoltare le nostre sensazioni consente di entrare in contatto con i nostri bisogni e desideri, e, a sua volta, questo consente di emozionarci e abbondonarci attivamente e in maniera consapevole, a noi stessi e al mondo che ci circonda. Andare oltre la Guardia dell’Oscurità significa diventare consapevoli di ciò che vogliamo davvero, e una volta fatto, muoverci e agire per raggiungerlo.
Fonti: Anodea Judith; Il libro dei chakra; Il sistema dei chakra e la psicologia; Neri Pozza Editore, Vicenza
Di Margherita Sartori – Counselor a Indirizzo Ipnotico
Tutti i diritti sono riservati. Se decidi di estrarre una frase o un paragrafo, ti chiedo gentilmente di trascrivere link a questo sito e il mio nome.